Come influirà sulla vita delle donne l’uso dell’Intelligenza Artificiale? Si pone questa domanda il volume Donne Controcorrente in AI e Innovazione, del giornalista Claudio Barnini e Carmela Elita Schillaci, presentato quest’oggi presso la Facoltà di Economia dell’Università La Sapienza. Il libro esplora il complesso rapporto tra donne, Intelligenza Artificiale e innovazione tecnologica, riunendo esperte del settore, accademiche e imprenditrici, per discutere le sfide e le opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale. Inserito nella celebre collana “Donne Controcorrente”, il testo offre una panoramica approfondita del ruolo delle donne nell’era dell’AI, evidenziando il divario di genere esistente nel settore e le potenziali conseguenze per il futuro.
Eurispes, solo un italiano su tre ha una vaga idea di che cosa sia l’Intelligenza Artificiale
Il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, nella prefazione al testo sottolinea quanto tale tecnologia sia ancora lontana per molti: «Dall’ultimo Rapporto Italia veniamo a conoscenza del fatto che un italiano su tre ha una vaga idea di che cosa sia l’Intelligenza Artificiale (33,9%) e una quota simile afferma di non saperne nulla (31,9%). Fra i più informati, prevalgono quanti affermano di saperne abbastanza (25%), ma solo un italiano su dieci si dichiara molto informato sull’argomento (9,2%). Eppure, l’Intelligenza Artificiale per importanza e portata può senza dubbio essere paragonata alla nascita del World Wide Web, e come quest’ultima sta già plasmando il presente».
Già nel 2020 l’Unesco aveva lanciato l’allarme sul rischio di diffondere e rafforzare stereotipi e pregiudizi di genere
Già nel 2020 l’Unesco aveva lanciato l’allarme scrivendo che l’AI ha il potere di «diffondere e rafforzare gli stereotipi e i pregiudizi di genere, che rischiano di emarginare le donne su scala globale» facendole rimanere indietro nella sfera economica, politica e sociale. «L’AI è una novità deflagrante che deve essere compresa nei suoi limiti, rischi, potenzialità, questo libro lo fa in maniera chiara grazie alle voci delle autorevoli protagoniste, docenti universitarie, manager, ex ministre. Parlare di AI e innovazione potrebbe sembrare una contraddizione. Se nei paesi in via di sviluppo il digital gender gap si manifesta come mancato accesso alle tecnologie digitali, nelle economie avanzate si traduce in scarsa presenza femminile nelle carriere e nell’imprenditorialità digitali» ha affermato Carmela Elita Schillaci, autrice, professoressa ordinaria di Economia e Gestione delle Imprese all’Università di Catania, delegata Diversity & Inclusion di SIMA che aggiunge: «abbiamo bisogno di attenzionare pienamente gli effetti amplificanti della IA sul rafforzamento di bias e comportamenti non inclusivi».
Solo il 43% delle donne italiane possiede competenze digitali di base, contro una media europea del 52%
Come sottolineato dalle autrici, l’IA, se non progettata con una prospettiva inclusiva, rischia di perpetuare gli stereotipi di genere e di ampliare le disuguaglianze esistenti. Ma è anche una immensa opportunità da osservare senza timori. L’aiuto dell’Intelligenza Artificiale sta diventando sempre più importante nell’ottimizzazione dei processi, nell’elaborazione intelligente dei flussi informativi e, alla fine, nel rendere più agili le decisioni. «I dati confermano il gap di genere delle materie STEM: solo il 43% delle donne italiane possiede competenze digitali di base, contro una media europea del 52%. Inoltre, le donne sono sottorappresentate nei ruoli decisionali nell’ambito dell’IA, sia nella ricerca che nell’industria con una presenza pari al 10%», ha ricordato Claudio Barnini. E ha aggiunto che, secondo una recente analisi del Bureau Veritas Italia e del Comitato pari opportunità dell’Università di Genova, la quantità di donne professioniste dell’ICT è ferma al 16% da 10 anni. Di questo passo, l’apporto e la rivoluzione della donna nello sviluppo dell’IA rischiano di non cominciare mai.
Donne e Intelligenza Artificiale, evitare di nutrire l’algoritmo con differenze di genere
Poiché l’IA apprende dai dati che le forniamo, nutrendosi in particolare di dati provenienti da Internet, dove gli stereotipi di genere sono ancora purtroppo presenti, il rischio è che possa assorbirli e perpetuarli. Ad esempio, modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) possono produrre contenuti sessisti. Inoltre, essendo la maggior parte degli algoritmi scritta da uomini, le donne e le persone LGTBQ+ sono sottorappresentate nel campo dell’IA. L’impatto sul lavoro è quello che forse preoccupa di più, e su questo si è espressa la Professoressa Paola Pisano ex Ministro dell’Innovazione, evidenziando rischi e opportunità: «sul tema generale del lavoro, penso si stiano delineando tre scenari. Il primo uno scenario di sostituzione. L’IA sostituirà alcune funzioni, alcuni compiti che svolgiamo attualmente. Il secondo uno scenario di potenziamento. Chi ha difficoltà con una particolare abilità ora può ottenere “superpoteri grazie all’IA” e riuscire meglio in quel particolare compito. Si pensi al parlare un’altra lingua, essere più creativo e così via. L’ultimo scenario potrebbe essere uno scenario di trasformazione. Grazie all’IA nasceranno nuove regole e nuovi compiti da svolgere e quindi nuove opportunità per tutti noi».