Giù le mani da Babbo Natale!

C’è una fiaba sul Natale la cui lettura può essere facilmente raccomandata. L’ha scritta Louise Lou Salomé per i figli di una sua cara amica, Bubi e Schnuppi, nomi di fantasia, giocosi e curiosi come le poche pagine in cui si svolge il racconto[1]. Leggerla aiuterebbe a dare una risposta non scontata e banale ai tanti bambini (forse oggi meno numerosi di una volta) che s’interrogano sulla reale identità ed esistenza di Babbo Natale. Lou Salomé è stata una filosofa e una delle prime psicoanaliste del Novecento; conosciuta anche per la sua amicizia con Nietzsche e Rilke, aveva un grande talento nella scrittura.

Solo un nome che designa quanto di gradevole la vita sa offrire

La fiaba prende le mosse dal più classico degli incipit: l’incontro con un vecchio che, accorciata la barba e smessa la divisa rossa, sembra avere tutte le fattezze di un Babbo Natale in borghese. Ascoltandolo, scopre che «Natale non è che il giorno del compleanno universale di tutti i bambini, il giorno della vita. Lo si festeggia perché tutti i genitori hanno deciso che in quel giorno vogliono in modo particolare esser lieti, insieme ai loro bimbi, del loro affacciarsi all’esistenza». La fiaba rivela anche l’identità di Babbo Natale: «solo un nome che serve a indicare tutto quanto v’è di piacevole nella vita, tutte le cose gradevoli che capitano in noi o di cui noi possiamo essere ovunque gli artefici. Pressappoco come le cicogne-porta-bambini rappresentano dei semplici nomi per indicare il meraviglioso evento che si attua in virtù di una mamma». Tutto ciò non toglie forza e credibilità al Natale, attribuendogli semmai una serie di significati sui quali sarebbe possibile costruire un’immagine del grande evento cristiano capace di conciliare prospettive e sensibilità molto diverse. Potrebbe essere, insomma, un modo per “salvare” il Natale e riabilitare la figura di Santa Claus, oggi sempre più persa e disorientata nei corridoi dei grandi magazzini? 

Natale e psicoanalisi

Nel 1895, e, quindi, prima della nascita ufficiale della psicoanalisi, Sigmund Freud prese in esame il Natale, ma questo fu per lui l’occasione dell’ennesimo caso clinico. Ebreo, ateo, tutto concentrato com’era sull’applicazione di un metodo scientifico che rendesse conto dei fenomeni dell’inconscio e dei processi psichici, non poteva mostrare lo stesso interesse della sua futura allieva Lou Salomé per il fascino e i misteri del Natale. “Misteri”, se così vogliamo chiamarli, che stuzzicheranno invece l’attenzione di altri studiosi della psiche, perché nel Natale convergono molti temi cari al movimento psicoanalitico. In una ipotetica storia del rapporto tra Natale e psicoanalisi troverebbero spazio argomenti come la depressione, il valore del dono, la legittimità delle bugie (si pensi alla figura di Babbo Natale), con la distinzione tra bugie bianche e tossiche menzogne, il rapporto di fiducia tra bambini e adulti, che riflette quello tra genitori e figli, cardine delle principali teorie freudiane.

La sindrome di Babbo Natale

Esisterebbe, per giunta, anche una presunta sindrome di Natale, in cui anche l’ilare e bonario Santa Claus giocherebbe la sua parte. Reale o no che sia, il solo supporre che il Natale possa evocare e comportare un risvolto patologico – una sindrome lo è a tutti gli effetti – significherebbe che la festa della Natività non è sempre o per tutti foriera di distensione e pensieri positivi. Si parla di sindrome di Babbo Natale per definire la delusione dei bambini che, dopo avere atteso a lungo e con fiducia l’arrivo del 25 dicembre, scoprono che sotto l’albero non ci sono i regali che avevano desiderato o che ci si è addirittura scordati di loro. Si parla di bambini, ma la sindrome non risparmierebbe nemmeno gli adulti, andando a indicare la frustrazione che si prova quando un’attesa fiduciosa non viene adeguatamente ripagata e si constata che altri hanno invece avuto successo. Come dire che il Natale altrui, non tanto diverso dall’erba del giardino del vicino di casa, può essere più Natale del nostro.

Lo chiamano “Christmas blues”

Del resto, si è abituati a considerare il Natale come una scadenza, proprio come una di quelle date che inducono a fare bilanci e previsioni. A Natale le scuole chiudono, le fabbriche rallentano la produzione, la tredicesima è stata in buona misura impegnata. Natale val bene una messa, un pranzo in famiglia e una salva di auguri “copia e incolla” da inoltrare col cellulare. Natale è tutte queste cose e altre ancora. È un rito che riflette la dinamica spesso anonima ed esangue di meccanismi passivamente reiterati. Difficile, perciò, che a qualcuno non vada giù. L’atmosfera del Natale (e, in fin dei conti, il Natale è per molti proprio questo) può suscitare reazioni contrarie a quelle che vorrebbe invece evocare. Il Natale che dovrebbe scaldare i cuori può farci scoprire il piccolo Grinch che alberga dentro di noi. La chiamano “Christmas blues” (“malinconia di Natale”), ma è nota anche come “sindrome del Grinch”. Se ne risulterebbe affetti quando si reagisce al clima dell’Avvento con atteggiamenti infastiditi, sperando che sia presto Epifania, quando la Befana decreterà la fine di tutte le feste e il ritorno a una “normalità” mai veramente interrotta. 

[1]La fiaba è tratta da Louise Andreas-Salomé, Il mio ringraziamento a Freud e Tre lettere a un fanciullo, traduzione di M. A. Massimello, Bollati Boringhieri, Torino 2006. È possibile svolgerne una lettura integrale in Rete.

Ultime notizie
trap
Società

Chi ha paura della musica trap?

La musica trap è sempre più in voga tra i giovani, anche in Italia. Mentre nei testi trap pullulano violenza e sessismo, ci si chiede se non sia una rappresentazione della violenza già esistente nella società e non una sua istigazione.
di Giuseppe Pulina
trap
scuola italiana
Intervista

Una Scuola italiana a due velocità, fatta di eccellenze e divari: intervista al Prof. Salvatore Natoli

La scuola italiana è stata spesso gestita con un approccio emergenziale e mai strutturale, senza una visione lungo termine e con ministri scelti secondo logiche politiche. Il Prof. Salvatore Natoli, già docente di Filosofia Teoretica all’Università Milano Bicocca, interviene sul tema dell’istruzione nel nostro Paese.
di redazione
scuola italiana
donne
Donne

Violenza contro le donne in Italia, 6 su 10 avvengono tra le mura domestiche

La violenza contro le donne è una emergenza a tutti gli effetti, che si manifesta soprattutto in àmbito familiare e attraverso i cosiddetti reati sentinella. Il femminicidio è solo una manifestazione di un problema diffuso che richiede educazione al rispetto e attenzione da parte delle istituzioni.
di Raffaella Saso*
donne
creator economy
Società

Creator economy, opportunità e norme di un mercato in espansione

La creator economy è un’economia basata sulla creazione di contenuti, un settore in crescita fatto di influencer, tiktoker, podcasters, che sempre più spesso monetizzano i loro contenuti direttamente con i loro fan.
di redazione
creator economy
cohousing
Società

Cohousing, un modello di sostenibilità economica e sociale

Il cohousing si propone come modello abitativo ispirato alla sostenibilità economica, sociale e ambientale, e per far fronte al caro vita e ad un mercato immobiliare sempre più inaccessibile per le famiglie e per chi vive da solo.
di Roberta Rega
cohousing
6g
Innovazione

Oltre il 5G: il futuro della connettività che viene dallo spazio

Il 6G, la cui implementazione commerciale è prevista per il 2030, non si limiterà a migliorare le infrastrutture terrestri, ma integrerà pienamente le tecnologie spaziali creando un ecosistema di comunicazione tridimensionale.
di Mariarosaria Zamboi
6g
ssn
Salute

3° Rapporto sulla Salute e il Sistema Sanitario: un cambio generazionale e di genere per un futuro sempre più digitale

Il nostro SSN sembra aver smarrito la via, perdendo di vista la sua funzione e trascurando la sua forza pulsante, cioè il suo personale, ma è allo stesso tempo attraversato da grandi cambiamenti sul fronte digitale, generazionale e di genere, come emerge nel Terzo Rapporto di Eurispes ed Enpam.
di redazione
ssn
vegetariani
Società

Vegetariani e vegani, quasi un italiano su dieci sceglie di non mangiare proteine animali

Gli italiani sono in maggioranza onnivori, ma il 7,2% nel 2024 si dichiara vegetariano, con una crescita del 3% rispetto alle rilevazioni precedenti. I vegani sono invece il 2,3% del campione, facendo arrivare quasi al 10% la percentuale di italiani che rinuncia alle proteine animali.
di redazione
vegetariani
università
Intervista

Più laureati, ma non a scapito della qualità: intervista al Prof. Vincenzo Milanesi

L’Università italiana sforna ancora professionisti richiesti anche all’estero, ma bisogna investire più risorse, come per la Scuola. Un’intervista sulle sfide e sul ruolo della formazione nel Sistema-Paese con il Prof. Vincenzo Milanesi, Professore emerito di filosofia morale ed ex Rettore dell’Università di Padova.
di redazione
università
Video

“Per costruire il futuro della scuola serve il coraggio delle decisioni”. Intervista Roberto Ricci, Presidente INVALSI

  “Per costruire il futuro della scuola serve il coraggio delle decisioni”. Intervista Roberto Ricci, Presidente INVALSI - Istituto nazionale per la valutazione...
di redazione