L’overtourism, termine che conferisce al turismo un’accezione negativa ormai generalmente percepita, deve essere governato affinché non si avvii verso un processo degenerativo irreversibile. Le cause del fenomeno, che ha determinato un afflusso di turisti ormai senza controllo, sono dovute a diversi fattori, tra cui: trasporti a prezzi sempre più accessibili, diffusione del turismo crocieristico, allungamento dell’alta stagione, diffusione della sharing economy, etc. La ricerca di soluzioni per limitare gli afflussi ormai fuori controllo di turisti caratterizza peraltro molte città e realtà, in Italia e all’estero. A Venezia, per esempio, per poter entrare in città, in alcune date, è stato introdotto un ticket d’ingresso di 5 euro a carico dei visitatori giornalieri. Ad Amsterdam sono stati previsti divieti di costruire nuovi alberghi, è stato introdotto un limite di 30 giorni l’anno per affittare la propria casa a terzi, è stata disposta la chiusura anticipata per alcuni locali e introdotte restrizioni crescenti anche per zone come il quartiere a luci rosse. Senza dimenticare ad esempio la Sardegna, dove la forte presenza antropica nei mesi estivi sta determinando la necessità di contingentare gli accessi in molte spiagge. E così anche in tante altre città ad alto flusso turistico.
Il turismo “mordi e fuggi” rischia di colpire identità e storia delle nostre città d’arte, va trovata una soluzione
Restando in Italia, Firenze e tutte le altre città d’arte, a partire da Roma e Venezia, rappresentano una parte rilevante della identità e storia nazionale. E il turismo “mordi e fuggi” rischia di colpire tale identità e storia. Al fine dunque di non far “spegnere” queste identità, una soluzione va trovata. E allora ben venga aumentare l’imposta di soggiorno, come recentemente attivata anche a Padova, Brescia, Roma, Napoli e Milano, al fine di compensare, almeno in parte, i servizi necessari per la tutela delle città a fronte di tale “ondata” (pulizia strade, sicurezza, trasporti, etc.). Ma questo certo non basta e, comunque, non serve al fine di tutelare i cittadini e l’identità delle loro città. Per governare i flussi turistici, sarebbe invece opportuna una vera strategia nazionale, indirizzando, per esempio, i turisti anche verso il patrimonio culturale delle cinture metropolitane, creando un circuito virtuoso di itinerari capace di sviluppare un turismo slow, anche al di fuori dei circuiti più tradizionali, creando strutture e infrastrutture per l’accoglienza, progettando eventi ad ampio raggio, temporale e territoriale, e sensibilizzando i turisti e i loro accompagnatori al rispetto delle economie locali e dell’ambiente.
La ricerca di una soluzione ad un tema complesso come l’overtourism non può essere lasciata ai singoli Enti locali
Per restare alle azioni adottate per contrastare un certo tipo di turismo, la cosiddetta delibera “Nardella” (dal nome dell’allora Sindaco di Firenze), prima del genere in Italia, per cercare di risolvere il “problema”, ha vietato nuove aperture nel centro storico fiorentino, rischiando però di violare alcuni basilari princìpi della Costituzione: da quello della tutela della proprietà privata a quello di uguaglianza, fino a quello della libera iniziativa economica. In ogni caso, a seguito dei tanti ricorsi proposti avverso la detta delibera, il TAR Toscana si è poi espresso, deliberandone, in sostanza, la illegittimità. A prescindere dalla bontà o meno delle delibere eventualmente adottate dalle singole amministrazioni, l’idea stessa di lasciare ai singoli Enti locali (laddove peraltro ogni città ha delle sue precipue specificità) la soluzione, o comunque la ricerca della soluzione ad un tema così complesso appare, in ogni caso, fuori luogo e poco efficace. Il tema non è (sol)tanto se gli studenti fuori sede abbiano diritto ad abitazioni dignitose, o se chi ha bisogno di una casa da affittare a lungo termine debba potervi accedere, quanto il limite che, per legge (o meglio, per Costituzione), un Ente locale ha nel decidere dell’utilizzo della proprietà privata dei cittadini. In conclusione, non è certo per delibere amministrative (peraltro in ordine sparso per l’Italia) che si può risolvere il problema.
Le principali mete dell’overtourism: Dubrovnik prima, seguita da Venezia e da Macao
Volendo stilare una graduatoria sulle mete urbane più colpite dall’overtourism, basata sul numero di notti trascorse da visitatori domestici e stranieri per chilometro quadrato, nel 2023 si colloca al primo posto Dubrovnik, seguita da Venezia e da Macao. Tra le prime quindici posizioni anche Roma (al 13° posto), appena sotto Parigi 12esima (Rapporto annuale McKinsey & Company – “The state of tourism and hospitality 2024). Il numero dei viaggiatori e la frequenza dei loro viaggi sono del resto destinati ad aumentare sempre di più: nel primo trimestre del 2024 le notti trascorse negli esercizi ricettivi dell’Ue sono aumentate del 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. E se ipotizziamo una proiezione al 2030, Venezia vedrà un aumento di affollamento turistico del +26%, comunque ben inferiore, si stima, rispetto ad altre mete come Marrakech (+86%), Amsterdam (+72%), Dubrovnik (+70%) e Macao (+45%).
Nel primo trimestre del 2024 le notti trascorse negli esercizi ricettivi dell’Ue sono aumentate del 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2023
A Cracovia, con arrivi e presenze superiori a Venezia e a Milano (spesso per veri e propri tour di addio al celibato), i residenti hanno intentato una vera e propria class action contro il loro stesso municipio, accusato di non essere in grado di gestire i problemi legati agli eccessi da schiamazzi e da alcol. Spostandosi più verso Sud, anche le isole Canarie sono allo stremo. La crescita insostenibile del turismo, unita alla speculazione immobiliare e a una presenza esorbitante di residenti stranieri stanno infatti mettendo a dura prova la tenuta delle Isole. Eppure quello stesso turismo, prima di divenire insostenibile, ha traghettato l’arcipelago delle Canarie da una situazione di povertà estrema a una crescita vertiginosa della sua economia, con un aumento del Pil del 9,3% nel 2022 (il doppio rispetto alla media nazionale spagnola del 4,4%). Nel 2022 il turismo nelle Canarie ha portato quasi 17 miliardi di euro. Dal settore traggono occupazione il 40% dei lavoratori, quasi il 34% della popolazione locale è però a rischio povertà ed esclusione sociale.
Anche le città italiane ad alto tasso turistico hanno cominciato a porre in essere misure “difensive” contro l’overtourism
Tornando in Italia, anche le città italiane ad alto tasso turistico, come visto, hanno cominciato a porre in essere misure “difensive” contro l’overtourism. A Venezia, dal 25 aprile 2024, vige, in via sperimentale, il ticket giornaliero da 5 euro. Il Comune di Villasimius, in Sardegna, per visitare la spiaggia di Punta Molentis ha fissato un tetto massimo di 600 persone al giorno fino al 31 ottobre, al costo di un euro a testa, oltre a una tariffa di 10 euro per il parcheggio. Solo 1.500 sono i bagnanti ammessi nella famosa spiaggia de La Pelosa a Stintino, a 3,50 euro a persona. Spostandosi in Liguria, alle Cinque Terre, si è provato a porre in essere un piano di regolazione dei flussi, cercando di lavorare sulle prenotazioni e sui biglietti del treno e promuovendo esperienze di qualità anche nelle aree meno visitate. A Portofino sono state istituite delle “zone rosse” per gestire al meglio i flussi dei visitatori. Sono tante altre, del resto, le città a rischio: Rimini, Bolzano, Livorno, Trento, Verona, Napoli. È chiaro che, comunque, ogni realtà locale presenta specifiche caratteristiche, per affrontare le quali o si accetta che su tutto il territorio nazionale vi siano centinaia di strategie e soluzioni diverse (e magari fantasiose o poco efficaci), oppure è opportuno trovare una cornice nazionale che riduca il tutto ad unum, con una razionale ed efficiente visione strategica dell’obiettivo.
Il nuovo piano prevede soggiorni non inferiori a due notti nelle zone che rivestono carattere storico, artistico e di particolare pregio ambientale
A inizio giugno 2024 è iniziata la fase sperimentale della riforma (che terminerà il 1° settembre 2024. La disciplina prevede che il Ministero del Turismo, che detiene e gestisce la relativa banca dati, assegni, tramite procedura automatizzata, un Codice identificativo nazionale (CIN) alle unità immobiliari a uso abitativo destinate a contratti di locazione per finalità turistiche, alle unità immobiliari a uso abitativo destinate alle locazioni brevi e alle strutture turistico-ricettive alberghiere ed extralberghiere. Inoltre, si prevede che le unità immobiliari a uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche siano munite dei requisiti di sicurezza degli impianti e di dispositivi per la rilevazione di gas combustibili e del monossido di carbonio. Viene ribadito il fatto che il soggiorno non può essere inferiore a due notti nelle zone territoriali omogenee che rivestono carattere storico, artistico e di particolare pregio ambientale. Scende, inoltre, da 4 a 2 il limite di appartamenti, dello stesso proprietario, in locazione breve (da 1 a 30 notti) che sul territorio nazionale possono essere tassati con cedolare secca. Una serie di misure che segneranno il passo del settore turistico e soprattutto della condizione abitativa dei centri storici e di interesse del Paese.